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10 agosto 2025 - IMPARIAMO A VEDERE COL CUORE

2025-08-09 16:13

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10 agosto 2025 - IMPARIAMO A VEDERE COL CUORE

Quelli che possiamo definire -dalle loro stesse parole e intenzioni- oppositori di Gesù, oggi sono messi a tacere: così ci racconta Matteo (22,41-46). Però lo stesso evangelista oggi ci dice che è Gesù a “provocare”, domandando: “Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?”. Quelli gli risposero: “Di Davide”. Ecco che da questa risposta Gesù apre un grande scenario: “Certo Figlio di Davide! Ma perché allora nel salmo Davide lo chiama suo “signore”?”. Sarà questo ad ammutolire gli astanti. 


E noi? Anche noi, che siamo sempre alla ricerca di risposte che riguardano la nostra fede, ci troviamo -come costoro- davanti a un orizzonte enorme, ammutoliti?


Che interessante situazione!


Interessante perché davanti a Gesù nessuno può mai dirsi arrivato o soddisfatto per ciò che conosce di Lui; che non vuol dire solo non avere sufficienti informazioni, ma che Gesù non lo si può definire come si fa con qualunque altra cosa: Gesù è come un panorama, infinito: quello che vedi è sempre aperto alla novità, a un “oltre”! 


Quante volte i vangeli ci raccontano di gente che interpella, acclama, indica con vari appellativi Gesù. Quante volte sofferenti, disperati, bisognosi, hanno cercato di attirare il suo sguardo chiamandolo, non solo per nome, ma con un “titolo”. Forse la più conosciuta fu proprio questa: “Figlio di Davide”: nel suo ingresso in Gerusalemme, per es. In questo “termine” non era contenuta soltanto una storia, ma una promessa, fatta a Davide e alla sua discendenza. Una promessa che ha attraversato la storia.  


E in quella storia -così come nella vicenda di ciascuno-, la promessa era radicata in una scelta propria di Dio. La vicenda di Davide -raccontata in 1 Sam 16,1-13-, infatti, ci dice come Samuele fu mandato a cercare un ragazzo tra gli otto figli di Iesse. E Dio aveva detto al profeta che il criterio della scelta non sarebbe stato come quello utilizzato per la scelta di Saul, cioè per le sue rilevanti doti di capo, di re, perché “l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore”!


 

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Banksy “Girl with Ballon” (2002)


Se volessimo soffermarci su questo tratto, forse, potremmo scoprire che tutto ci indica come anche noi possiamo riconoscerci “figli” in quel Davide. Siamo anche noi quell’ottavo figlio, che nemmeno viene convocato perché fuori dal numero ideale; anche noi siamo quel figlio che è parte di una famiglia che conta poco: non è blasonata e non ha speranze di gloria; anche noi siamo di bell’aspetto, ma agli occhi di Dio, perché la nostra bellezza può essere data principalmente dal cuore… Perché è comunque Dio a scegliere. E anche in un mondo, e in una Chiesa, dove oggi occorrerebbe qualcosa, o meglio, qualcuno di più “prode”, ci stupisce che Dio opti ancora per animi teneri e gentili, dal cuore buono e dediti al dono di sé. In un mondo in cui il vincitore è il più forte, il più capace, il più meritevole… cosa se ne fa Dio di un agnello in mezzo a lupi rapaci? ...ma forse la risposta ce l’abbiamo già perché in Cristo Gesù già ci è stata data e dimostrata! 


Peraltro, Davide non ha solo il suo aspetto fragile in contraddizione con quella che dovrebbe essere la sua funzione di capo. Che depone a suo sfavore c’è anche la sua storia fatta di peccato, spavalderie e reticenze. Ma a suo favore depone comunque quella scelta operata da Dio, che mette in luce un altro criterio di valore: è una scelta che nasce dall’amore (di Dio).


Dunque quel principio usato da Dio -o come intitolava un suo libro di esercizi il card. Martini: “Davide peccatore e credente” (ed. PIEMME, 1989)-, ha permesso anche a noi di poter camminare nella scia dei grandi, se tanto spazio ha dato alla misericordia. 


Allora, forse oggi dobbiamo chiederci se un cuore ce l’abbiamo ancora. Sì, certo, un cuore capace di amare, ma soprattutto un cuore capace di ricevere l’amore, che si lasci amare, di cui siamo stati e continuiamo ad essere oggetto secondo “la promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre” (Lc 1,55).


dgc



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