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20 luglio 2025 - UN PATTO UNILATERALE ED ETERNO

2025-07-19 16:07

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20 luglio 2025 - UN PATTO UNILATERALE ED ETERNO

Nel ripercorrere il cammino della storia della salvezza, la Parola di questa VI domenica dopo Pentecoste pone in risalto la figura di Mosè quale guida scelta da Dio non solo per condurre fuori dalla schiavitù dell’Egitto il suo popolo, ma per fare di quel popolo, quello che gli appartiene e al quale egli vuole legarsi con un vincolo indistruttibile qual è l’Alleanza.  
Con questa alleanza Dio si impegna a essere sempre “per” il suo popolo, al quale dona una “Legge” con precetti e norme che lo distinguono tra tutti i popoli.


Il popolo da parte sua è tenuto a mantenere fede all’alleanza mediante l’obbedienza alla Legge data da Dio: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo» (Es 24,3). Cosa che il popolo non farà, ma non per questo l’alleanza si interromperà definitivamente. Certo, si pagheranno le conseguenze del tradimento, ma Dio preparerà una “nuova alleanza” unilateralmente.   
Il sigillo che Mosè aveva posto alla base di quel patto, ossia l’offerta “di olocausti e sacrifici di giovenche”, il cui sangue versato sull’altare (che rappresenta Dio) e con il quale veniva asperso il popolo, a indicare il suggello perenne e infrangibile del loro legame («Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole» Es 24,8), in realtà annuncia un’”alleanza migliore” (Eb 8,6), immutabile e definitiva, stipulata tra Dio e l’intera umanità per la “mediazione” non di un uomo per quanto grande qual è Mosè, ma di Gesù Cristo, il Figlio stesso di Dio!  


Diversamente da Mosè, che stabilì l’alleanza nel sangue di animali inconsapevoli, infatti, Gesù la sancì, con piena consapevolezza, nel suo sangue: “Sangue dell’Alleanza” (cfr. Mt 26,28; Mc 14,24).  


Per questo il suo sangue, sparso sulla croce e fuoriuscito dal suo costato aperto dalla lancia del soldato (Gv 19,34), insieme con l’acqua, simbolo dello Spirito Santo è, perciò, il vincolo nuovo e indistruttibile che, da ora in poi, legherà per sempre Dio al suo popolo, quello raggiunto dal sangue vivificante del suo Figlio e che porta impresso “nella mente e nel cuore la nuova Legge” (cfr. Eb 8,10), lo Spirito dell’amore!  


 

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Gesù dunque è il “nuovo” Mosè, l’unico intermediario o “mediatore” tra Dio e gli uomini, che egli unisce in un vincolo “nuovo ed eterno”, che ha come segno perenne ed efficace il suo “sangue”, vale a dire la sua vita offerta in obbedienza al Padre e per l’amore per gli uomini suoi fratelli.
Il vangelo (Gv 19,30-35) riporta la scena solenne della morte del Signore da lui stesso intesa, con le ultime parole: “È compiuto!”, quale compimento dell’”opera” che il Padre gli ha affidato: la salvezza del mondo. La sua morte è indicata dal gesto di “chinare il capo” e di “consegnare lo spirito” quale preludio all’effusione dello Spirito Santo estensore della salvezza sino alla fine dei tempi.    


Nella richiesta fatta a Pilato dai capi del popolo di rimuovere i corpi dei crocifissi (vv. 31-32), a motivo dell’avvio delle celebrazioni pasquali, preparano l’evento della trafittura del “fianco” di Gesù e della misteriosa fuoriuscita di “sangue e acqua” (vv. 33-34), particolari, questi, riferiti dal solo Giovanni, con il dichiarato intento di condurre il lettore e l’ascoltatore a “credere” (v. 35).  


Non sono certo particolari di secondo piano. Anzitutto perché, a ben guardare, vengono illustrati dall’evangelista sulla base di precisi riferimenti biblici. A Gesù, infatti, i soldati “non spezzarono le gambe” compiendo in tal modo ciò che la Scrittura prescriveva a riguardo dell’agnello pasquale (Es 12,46), ma con una lancia Gesù viene colpito al fianco nella direzione del cuore e, da quella apertura uscì “sangue e acqua”. L’evangelista commenterà con la citazione: «volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (v. 37 - cfr. Zaccaria 12,10). Questo per indicare l’adesione di tutte le genti a Gesù, e (la fuoriuscita dell’acqua), il dono dello Spirito promesso da Gesù, il quale è dato per sostenere tutti nel cammino di fede. 


Ecco perché diventa fondamentale per un credente la celebrazione dei sacramenti, che hanno origine dalla Pasqua di Cristo!


dgc



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